domenica 9 febbraio 2014

Dopo il buio: il quaderno di Maya




Vi è mai capitato di incappare in un periodo in cui non si ha la minima voglia di leggere? 
Solitamente sono giorni nei quali si osservano tutti i libri che si hanno da parte (e sono sempre tanti), li si soppesa, li si apre, si legge l’incipit, la quarta di copertina, perfino la biografia dell’autore e tutto per cercare quella scintilla che accenda il nostro interesse. Alcune volte capita che un libro ci rapisca e quindi questo periodo “buio” finisce così com’è iniziato: in un attimo. Altre volte invece devono passare giorni, forse addirittura settimane, prima di uscire dallo stato catatonico causato dalla non-lettura.
Ho vissuto il mio periodo buio proprio poco tempo fa. Forse questo succede in particolari momenti dell’anno o in concomitanza con determinati stati d’animo.
In ogni caso, come si usa dire, dopo la tempesta torna sempre il sereno e devo dire che fortunatamente è stato così anche per me.
Tutto è successo quando ho preso in mano un libro di Isabel Allende, “Il quaderno di Maya”. Non volevo leggerlo, a dire il vero. 
Sono una fan della scrittrice cilena, ho letto tutti i suoi libri, ma le ultime pubblicazioni mi erano sembrate davvero lontane dai vertici toccati con alcuni romanzi che ritengo suoi capolavori (primi fra tutti: “La casa degli spiriti” e “Paula”).
Devo ammettere che “Il quaderno di Maya” mi ha fatto ricredere.


Di Isabel Allende amo il modo di scrivere e la sua cieca convinzione nell’esistenza della magia. È vero, il Sud America è per eccellenza il Paese del surrealismo magico, quel filone letterario (per citare un altro nome, anche Gabriel Garcia Marquez fa parte di questa schiera) per cui nonostante si descriva accuratamente la realtà, alla fine esiste sempre un importante elemento magico o paranormale che è tranquillamente accettato dai personaggi del libro.
Ecco, a me piace la possibilità di credere che qualcosa di magico possa sempre accadere, mi ispira fiducia pensare a un mondo come il nostro, dove può capitare di imbattersi in qualcosa che non è spiegabile.
Al di là della mia mera speranza in un mondo magico (sono fan sfegatata di Harry Potter, forse è anche questo il motivo per cui non posso fare a meno di credere nella magia), il romanzo della Allende racconta una storia con i piedi per terra.
Maya è un’adolescente che cresce con i nonni (da lei adorati), lasciandosi poi andare in un turbine di alcol e droga. Per risollevare la sua situazione, Nini, la nonna, decide che per Maya è giunto il momento di allontanarsi dalla vita di eccessi. La spedisce quindi nella piccola isola di Chiloé, presso un suo amico. Da quel momento Maya scriverà una sorta di diario (il quaderno del titolo, appunto) ripercorrendo così le tappe della sua storia.
È un romanzo a tratti esilarante, a tratti commovente. Un po’ crudo in alcuni punti, ma assolutamente reale.
Credo fermamente che la Allende abbia fatto centro e questo non può che rendermi felice. In effetti non sono mai stata così contenta di essermi sbagliata!

Anche a voi è capitato di avere un periodo buio? Quale libro vi ha aiutato a superarlo? E di Isabel Allende che ne pensate? 

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